“Quell’ukulele non ha mai suonato, quella caffettiera non faceva mai il caffè, quella palla da biliardo chissà da quanto tempo non andava in buca!”: la scelta degli oggetti da ritrarre per Alessandro Dettoni, studente presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, non è casuale. Si tratta di “cose andate nel dimenticatoio”, oggetti ritrovati impolverati sugli scaffali, non utilizzati, lasciati in disparte.
“Ukulele con campana tibetana”
La tecnica formale utilizzata dal pittore veronese, classe ’96, si distingue in due soluzioni compositive: da una parte la rappresentazione viene sintetizzata attraverso l’uso della fotografia, portando a risultati di grande precisione e, al contempo, di selezione nella resa luministica, come nel dipinto “Ukulele con campana tibetana”. Dall’altra il ritratto viene realizzato dal vero, come in “Ukulele su ripiano azzurro”, conferendo all’insieme un effetto più autentico, allegro e giocoso, frutto del rapporto momentaneo tra artista e materia.
“Ukulele su ripiano azzurro”
“Trovo nelle cose un insegnamento, un piacere di osservarle per quello che esse sono”: il giovane pittore ama soffermarsi su oggetti molto semplici, attraverso i quali dare espressione alla propria indagine sperimentale. Dipingere risponde al desiderio di indagare dentro e fuori di sé, alla caccia di autentiche sensazioni, quelle che consentano di tornare alle origini, al primordiale e di avvicinarsi all’essenziale della vita.

“Caffettiera”
La “Caffettiera” ha tanti lati, come le tante sfaccettature dell’uomo ma, nonostante ciò, rimane se stessa, anche se incompresa. Affascinato dal coraggio delle persone che non hanno paura di mostrarsi per ciò che sono, il giovane artista sente e apprezza la forza di chi non si amalgama, di chi sceglie la verità di sé, anche se ciò può comportare solitudine. Così quella caffettiera, quell’ukulele, quella campana tibetana acquistano una più alta dignità, un valore di profonda verità.
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