La produzione artistica di Arianna Gobbi, studentessa presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, trasporta lo spettatore nel magico universo del circo. Il mondo circense, assieme al cosiddetto freak show, costituisce il tema che più affascina la giovane artista, per la quale, l’ironia dei clown e il coraggio dei fenomeni da baraccone rappresentano qualcosa da cui l’uomo comune potrebbe prendere esempio.
I quadri di Arianna, classe ’94, si distinguono per forza realistica e capacità di coinvolgere in un gioco di fantasia. Èil racconto di singoli individui che hanno scelto di unire lavoro e vita, scoprendo nei compagni di lavoro la propria famiglia, con cui passare il proprio tempo, come nel caso di “Atlete in pausa”. Come dice la giovane pittrice: “È bello sentirsi parte di qualcosa, proprio come mi succede in atelier con i miei colleghi. Mi dispiace che oggi ci sia mancanza di comunicazione”.
“Atlete in pausa”
Curiosamente, gli atleti e i clown non sono raffigurati nel successo delle proprie esibizioni ma, al contrario, sono spiati in situazioni di backstage. Figure umane anonime, autonome e silenziose dietro le quinte o tra i tendoni, si riposano, si allenano, oppure si preparano il trucco, come nel caso del personaggio seduto nel dipinto “Un cane in una borsa”.

“Un cane in una borsa”
“Forse con la maschera dei clown diventi chi sei veramente”: la maschera, quindi, non è simbolo di ambiguità o doppia faccia, ma di verità e libertà. La maschera è la scoperta, è il coraggio di essere se stessi. Maschera come liberazione, via di uscita dalle proprie paure: libertà dalle forzature e dalle false sicurezze, libertà dalle radici. Così, i pagliacci come “Lou Jacobs” sono più umani degli esseri umani, non hanno paura del giudizio, sanno entrare in empatia con le persone e, nonostante scelgano una vita meno convenzionale, costruiscono relazioni vere, familiari.

“Lou Jacobs”
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