Al di là della luce e dell’istante, oltre la descrizione del visivo e oltre le apparenze. Quella di Francesca Bizzotto, diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, è un’arte meditativa, raccolta, concepita per realizzare un profondo desiderio: cogliere l’anima dei luoghi per trovare se stessa e prendersene cura. La giovane pittrice, classe ’93, si esprime con una produzione che non rimane entro i propri limiti, ma che mimetizza il proprio sforzo di rinnovo con pudore, nell’accogliente ripetitività dei suoi interni.
“Il luogo che sta fuori di noi è ciò che portiamo dentro”: l’artista volge il suo sguardo allo spazio vissuto, compiendo un viaggio a ritroso nella propria storia. Dipingendo, Francesca visita i suoi luoghi, cogliendo in essi le emozioni vissute nel tempo. La casa come il nido che prepara alla vita. Le pareti, le stanze, i mobili, i soprammobili, gli oggetti come bagagli che, carichi o meno di affetto, inconsciamente portiamo con noi.

“Manifestazione Introspettiva IV”
Ambienti carichi di mistero, illusione, lontananza. Visioni atemporali ed eterne dove possiamo immaginare scene di vita quotidiana: un bambino che gioca sul tappeto, una ragazza che dorme sul suo letto, un adulto che legge sulla poltrona oppure che prepara il pranzo in cucina. Passato e presente nella memoria e nel quotidiano agire. In quella penombra, in quell’angolo, in quel dettaglio circondato dal buio è presente la nostra sagoma.

“Senza titolo”
Il vuoto assume il valore di presenza. Nell’apparente costruzione compositiva delle architetture interne, la pittrice lavora svuotando, spogliando, eliminando attraverso la luce. Quest’ultima non è astratta e nemmeno reale. È luce vera. Luce interiore che schiarisce gli oggetti e interroga i luoghi per fare chiarezza. Luce che brucia i contorni e la pelle. Luce che mette in luce ciò che prima non si era in grado di vedere. Luce che illumina solo ciò che è indispensabile: l’essenza delle cose e, di riflesso, la verità di se stessi.

“Manifestazione Introspettiva V”
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