Complessità non come disvalore ma come punto di forza. Affacciarsi ai lavori di Veronica Giliani, classe ’93, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Urbino, significa intravedere, percepire, ma anche non intendere e non vedere pienamente, proprio perché di fronte a qualcosa di complesso. Dopo una lunga chiacchierata, l’impressione è che non la parola, ma solo il linguaggio pittorico consenta di avvicinarsi all’enigmaticità di Veronica.

“Senza titolo”
Grandi superfici e ampie campiture cromatiche, distese attraverso pennellate attentamente ragionate, fanno da linee guida alla produzione artistica della giovane pittrice. Con un massiccio utilizzo di tonalità scure, come il viola, il blu e il nero, viene offerto un universo nascosto, racchiuso, immerso e sommerso, come nel caso dei lavori raffiguranti il pesce, le gocce, le spirali e il neonato. È il concetto dell’assurdo a fare da fondamento interpretativo alle scelte iconologiche dell’artista.

“Senza titolo”
Cosa ci fa un pettirosso dentro una lampadina? Le tele concepite da Veronica rappresentano le innumerevoli sfaccettature della sua personalità, che si presenta per opposti. Apertura e chiusura, coraggio e paura, vita e morte, esistente ed inesistente. Il mistero di una mente introversa, circoscritta come l’enorme lampadina, in cui vitalità e fantasia si contrappongono al vuoto e al grigiore del mondo tutt’attorno. La luce si accende senza illuminare l’esterno, dando forma ad una realtà puramente interiore.

“Senza titolo”
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