Salvatore Tuscano, diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, agisce nella pittura, entra nel colore, sfida le sue tele e gioca con esse la sua competizione. Al centro di un turbine denso di ingenua incoscienza, il giovane artista si riconosce narratore di una rara spensieratezza, fatta di divertimento e libertà. Puro impeto creativo. Il presente viene smarrito e, al suo posto, il tempo esplora sequenze materiche vibranti e solari.
Potenti strati di colore, linee graffiate, tonalità dirompenti definiscono il temperamento dell’artista che, attraverso i propri lavori, esibisce una tenace forma di possesso. È l’evocazione di una rinascita, la metafora di una rivincita che proclama la sua brama di vittoria. Vivaci tessere modulano la superficie compositiva in ritmi che hanno l’andamento di foglie prese e portate via dal vento: in “Autunno”, così come nell’intera produzione, un deposito di innocenti emozioni si lascia posare sul fondale, portando a galla tocchi di un’antica bellezza.

“Autunno”
I dipinti di Tuscano, in un certo senso, espongono un’urgenza di gioia, un tripudio di parole perse appartenenti ad un discorso lontano. A tratti, luoghi e figure sembrano riemergere nel silenzio, come nel dipinto intitolato “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Ma la vita non si esaurisce nel passato; si coltiva, si rigenera, aprendo finalmente squarci di vita nuova.

“L’essenziale è invisibile agli occhi”
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