I grandi paesaggi dipinti da Francesco Bernabè, studente all’Accademia di Belle Arti di Verona, disturbano la quiete e l’indifferenza. Ciò che è insensato ed ingiusto è racchiuso in uno spazio surreale, capace di strappare da noi l’idea di natura armoniosa e di restituircela sotto forma di forza minacciosa e, al contempo, indifesa. Il giovane veronese, classe ’95, sfrutta il mezzo pittorico per difendere la natura maltrattata, in cui egli è certo “si trovi l’essenza dell’uomo”.
“Il vero artista è colui che riesce a cogliere le contraddizioni e i meccanismi della società a cui appartiene, creando, attraverso la pittura, un trattato del suo tempo”: per Francesco, infatti, l’osservatore contemporaneo deve poter riconoscere nell’arte il mondo attuale. Così, ad esempio, vedrà che le nuvole della giungla di “Lighting II” non sono semplici nuvole, ma fumo, quel fumo che assassina quotidianamente il nostro pianeta.
“Lightning II”
“Unconfortable truth” costituisce il manifesto della cosiddetta poetica ecologica del pittore: attraverso l’uso di accesi colori candy e tele dalle grandi dimensioni, egli pretende che il suo messaggio non passi inosservato. Panorami antinaturalistici e finti: è la bella bugia dell’uomo che, per scrollarsi di dosso le proprie responsabilità, si nasconde dietro il velo dell’ecologia. La presa di coscienza della distruzione della terra e delle sue creature equivale, in fondo, a qualcosa che disturba.
Per vedere l’intera produzione visualizza la gallery
“An unconfortable truth”
Per vedere l’intera produzione visualizza la gallery