“A volte la mancanza si fa sentire ed è come se si annullasse la realtà”: forme trasparenti, esseri deformi, atmosfere lontane esprimono intime inquietudini. Il ciclo pittorico realizzato da Ioana Andreita, nasce come gesto istintivo, come sfogo di verità, come richiesta di protezione e difesa. Con i suoi acquarelli la giovane artista, diplomata al liceo artistico di Verona e originaria di Craiova, parla di assenze vicine e presenze lontane.
Corpi spogliati e contorti su se stessi, volti decomposti al limite del grottesco, labbra serrate in un sostenuto silenzio, occhi assenti, occhi chiusi nella paura oppure profondi occhi aperti guardano dritto verso lo spettatore. È il caso del quadro “Senza titolo”, in cui la ragazza si presenta inerme con un viso rovinato e sbriciolato in mille pezzi, dolcemente raccolto da grandi mani materne.

“Senza titolo”
La madre: come la famiglia, come l’origine, come la terra e le sue radici. Quelle della madre sono mani speciali, mani che proteggono dalle insicurezze, mani che confortano, mani che stingono in un morbido abbraccio la propria creatura. Mani come quelle del dipinto “La cura”, in cui la giovane si sente al sicuro, protetta e cullata in un abbraccio materno capace di far sparire gli esseri minacciosi presenti dentro di lei.

“La cura”
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